Valenze educative del Judo

Il judo ha la natura dell’acqua. L’acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma prende quella del recipiente che la contiene. E’ indomabile e penetra ovunque. E’ permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile allo stato vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in ghiaccio ha la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola turbinante nelle cascate del Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d’estate.” [Gunji Koizumi (1886-1964) 8° Dan].
Il judo è una disciplina educativa per la formazione fisica e mentale. L’insegnamento del judo è basato sull’acquisizione di capacità utili per la vita collettiva. E’ più di un allenamento e si struttura, fondamentalmente, in tre componenti:
  • la tecnica di attacco e difesa;
  • la formazione fisica;
  • la coltivazione della mente e dell’animo.
Ognuna ha la sua importanza, per cui non è possibile formulare una scala di priorità. In ogni momento della pratica vengono messe in gioco tutte le componenti che formano la persona (shin-gi-tai). Comunque, inizialmente, esiste la specializzazione nelle tecniche di attacco e difesa, che è la base (judo inferiore) e crea i presupposti per sviluppare le qualità fisiche e mentali per svolgere in modo debito i nostri proponimenti nella vita (judo superiore).
Poichè si pratica insieme il judo rappresenta una valido mezzo di socializzazione e condivisione di spazi, iniziative e interessi comuni tra i praticanti. Lo stretto contatto con l’altro aiuta a superare diffidenze e preconcetti verso chi ci sta vicino. Il rispetto di regole comuni, legate alla pratica, fa si che, sin dalla giovane età (si può iniziare anche prima dei sei anni), si apprende ad essere responsabili nei confronti degli altri, accettando piccole sconfitte, aiutando i compagni più giovani o inesperti, divenendo, in breve, coscienti di ciò che si può o non si può fare, non perchè imposto ma per una comprensione profonda, avvenuta attraverso il corpo.
Bambini e ragazzi arrivano alla scoperta che da soli non si arriva a molto e che, attraverso la collaborazione e le concessioni reciproche si possono superare tutti i limiti individuali. Si arriva a condividere con l’altro uno spazio anche molto ristretto, come avviene nel judo al suolo, ma si è d’accordo nel rispettarsi reciprocamente e nell’accettare il tutto con lo spirito del gioco e della scoperta.
Sotto l’aspetto emotivo-affettivo tutti hanno la possibilità di muoversi liberamente e in sicurezza, in dimensioni proibite nella vita di tutti i giorni (mi riferisco alle cadute) e il contatto con altre persone favorisce il superamento di molte incertezze, timori, tensioni dovute a problemi educativi, ambientali e psicologici di vario tipo.
La pratica del randori e dello shiai (combattimento sportivo) rafforza la volontà e il carattere insegnando a valutare i propri limiti e le capacità proprie e altrui. Essendo una disciplina “di situazione” il judo favorisce la capacità di adattamento a situazioni nuove ampliando il bagaglio di esperienze motorie e la capacità di un loro impiego in ogni circostanza della vita.
Come metodo di educazione fisica il judo promuove lo sviluppo di tutte le capacità motorie coordinative e condizionali concorrendo a migliorare o mantenere lo stato di salute di quanti vi si dedicano con costanza.
Attualmente il judo è praticato da milioni di bambini, ragazzi, adulti e anziani in tutto il mondo. E’ in molte scuole, nei centri di riabilitazione, nelle strutture per disabili, nelle carceri minorili. E’ disciplina olimpica e, attraverso lo sport ha avuto una diffusione enorme e riconoscimenti ovunque.
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